Da anni è ormai aperto il dibattito popolare e scientifico sulle pentole e sui possibili rischi collegati ai materiali utilizzati per conferire antiaderenza alle stesse. Essendo una donna che cucina molto per passione e professione ho sentito l’urgenza di informarmi e di indagare su come stanno veramente le cose. La scelta di queste padelle è infatti frutto di una lunga ricerca personale al fine di trovare una soluzione di cui io, in prima persona, mi sentissi sicura e potessi utilizzare nella mia quotidianità per la mia famiglia.
Al fine di comprendere quali padelle antiaderenti possano risultare nocive e cancerogene è necessario rivalersi delle ricerche scientifiche condotte fino ad oggi. Durante le mie letture mi sono imbattuta in numerosi studi, i quali riscontravano l’utilizzo di diversi materiali per conferire l’antiaderenza alle nostre padelle.
Gli elementi che sembrano ricevere più attenzione e che sono oggetto di diversi dibattiti sono: il nickel, il PTFE, il PFOA e la questione delle microparticelle o nanopatologie.
La presenza di nickel all’interno di materiali e strumenti come le pentole è un tema che sta cominciando a ricevere molto interesse. Sebbene la maggior parte delle persone possa ingerire e venire a contatto con un determinato quantitativo di nickel senza particolari problemi, molte altre ne sono allergiche e devono dunque stare molto attente a quello che ingeriscono e all’attrezzatura che utilizzano.
Il PTFE è un polimero normalmente conosciuto con la sua denominazione commerciale come teflon. Nonostante la maggior parte delle ricerche confermi la sicurezza di questo materiale se usato come rivestimento seguendo le normative europee, i risultati dell’applicazione di quest’ultimo su padelle utilizzate quotidianamente sono invece poco rassicuranti. Di fatto, nel momento in cui si presentano abrasioni o si raggiungono temperature particolarmente elevate, la nocività del teflon è indiscutibile.
Un altro elemento chimico, la cui tossicità è indubbia, è l’acido perfluoroottanoico (PFOA). Questo composto veniva utilizzato come emulsionante per creare la patina antiaderente delle padelle nella fase iniziale della produzione per poi scomparire quasi completamente a prodotto finito. Ad oggi, questa sostanza non viene quasi più utilizzata sebbene sia presente in altri prodotti d’uso comune come i rivestimenti antimacchia, gli insetticidi, le vernici e i prodotti idropellenti. Una notizia che mi ha lasciato perplessa e che mi ha messo sempre più sull’attenti su quello che utilizziamo sovrappensiero nella nostra quotidianità.
Infine, la questione delle microparticelle o nanopatologie comprende tutti gli studi riguardanti la possibile dispersione di nanoparticelle che con il tempo si distaccano dal fondo antiaderente ed entrano nella composizione del cibo.
A seguito di questa mia ricerca, ho dunque cercato un’alternativa che potesse garantirmi ottime prestazioni in cucina, ma soprattutto zero rischi nel rispetto della salute e dell’ambiente. Le pentole che propongo in questa pagina sono di fatto le migliori pentole antiaderenti che io abbia mai provato e che mi sento sicura di utilizzare e consigliare.
Queste pentole sono sinonimo di alta qualità, sicurezza e resistenza. L’antiaderenza è data da un rivestimento sicuro, inorganico con microparticelle minerali ultra resistenti. Non presentano PTFE, PFOA, nickel e metalli pesanti. È perfetta per la mia cucina sana, dove non c’è bisogno di aggiungere ulteriori grassi o olio. Dato il suo rivestimento antiaderente fantastico, è anche facilissima e veloce da pulire. Tra le sue proprietà, è assolutamente antigraffio, anticorrosione e resistente agli agenti chimici. Se vorrete provarla, non solo rimarrete stupiti dalle prestazioni di cottura ma potrete rilassarvi e non preoccuparvi di eventuali dispersioni nocive grazie al suo rivestimento antiaderente, ecosostenibile, efficiente, duraturo e privo di rischi per la nostra salute. Il tutto rigorosamente Made in Italy!
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