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Fake news in campo alimentare

Fake news in campo alimentare

Tra diete miracolose e cibi alla “moda”, sono sempre di più le bufale che circolano in campo alimentare. E non stiamo parlando del tipico prodotto caseario campano, ma del fenomeno delle fake news che si diffondono tra cucina e supermercati e che possono trarre in inganno anche i più attenti. Dietro promesse di felicità e benessere, capita che si celino informazioni false che possono avere conseguenze anche sulla salute. La confusione è infatti trasversale e coinvolge cibi che fanno parte tradizionalmente della dieta mediterranea come l’olio extravergine d’oliva o la pasta, ma anche prodotti che sono comparsi sul mercato solo negli ultimi anni, riscuotendo grande successo, come il kamut o olio di cocco. Le fake news sull’alimentazione probabilmente sono sempre esistite, ma la diffusione universale di internet, social network e mezzi di comunicazione in genere, ha permesso uno sviluppo esponenziale di notizie poco attendibili o del tutto bizzarre. Probabilmente l’argomento “alimentazione” accomuna tutti, quindi è più facile che susciti una qualche curiosità o che ci faccia sentire direttamente coinvolti, soprattutto se a promuovere quel determinato alimento è un volto noto del cinema o della tv.
Ma senza indugiare oltre, vediamo quali sono le principali false credenze da sfatare in fatto di cibo:

Olio di cocco vs olio Evo
L’olio di cocco è diventato un alimento molto di tendenza negli ultimi tempi, tanto da essere considerato addirittura un “superfood”. Si presume abbia numerose proprietà benefiche come rafforzare il sistema immunitario, prevenire malattie neurodegenerative, stimolare il metabolismo e proprietà antibatteriche. Sicuramente è un ottimo alleato di bellezza: fa miracoli sulla pelle secca, sui capelli crespi e sul trucco ostinato impossibile da rimuovere, ma è così essenziale anche in cucina? Negli ultimi anni l’olio di cocco sta spopolando sulle tavole degli italiani, quasi a soppiantare sua maestà l’olio extra vergine di oliva! Peccato però che l’olio di cocco sia costituito interamente da grassi, il 92% dei quali sono saturi che, se assunti in eccesso, potrebbero far aumentare il colesterolo nel sangue e il rischio di malattie cardiache. L’olio EVO di contro, ha un contenuto di grassi saturi decisamente più basso, oltre ad essere ricco di polifenoli, antiossidanti utili per contrastare i radicali liberi e ad avere una generosa quantità di vitamina E. Utilizzare l’olio di cocco non è tuttavia sconsigliato, ma è sempre meglio optare per un suo uso occasionale, da limitare alle preparazione di piatti che necessitano di un addensante, come le barrette snack fatte in casa, o comunque in piccole quantità, in modo da non superare il 10% dell’introito calorico giornaliero. Per tutto il resto è sempre meglio utilizzare un buon olio extravergine di oliva.

Miele vs zucchero bianco
Un’altra falsa credenza molto popolare è quella che riguarda l’utilizzo del miele al posto dello zucchero bianco perché ritenuto più “dietetico”. Infatti, quando si decide di tenere sotto controllo il consumo di zuccheri, spesso si pensa di sostituirli con il miele, alimento naturale dal sapore decisamente piacevole al palato perché più dolce, in quanto composto per il 40% da fruttosio e per il 30% da glucosio, oltre a acqua e vitamine. Questo è sicuramente un vantaggio, perché basta utilizzarne meno per ottenere risultati soddisfacenti. Ha inoltre, un indice glicemico più basso rispetto allo zucchero, essendo ricco di flavonoidi e vanta proprietà antibatteriche, anti-virali, anti-infiammatorie e anti-allergiche. Ma siamo sicuri che il miele ci aiuti a ridurre il consumo di zuccheri? Purtroppo no! Anzi, sia il miele che lo zucchero hanno praticamente lo stesso contenuto calorico, quindi poco indicati se si è a dieta. In questi casi, se non vogliamo rinunciare al gusto, è sempre meglio utilizzare l’eritritolo, un dolcificante naturale derivante dalla fermentazione della frutta con un indice glicemico pari a zero e senza retrogusto. Adatto a diabetici e tutti coloro che vogliono tenere sotto controllo gli zuccheri.

Centrifugati ed estratti vs frutta e verdura fresca
Un’altra grande convinzione degli ultimi tempi è quella che estratti e centrifugati siano una valida alternativa a frutta e verdura fresca. Niente di più errato! Quando spremiamo un qualsiasi frutto o prepariamo estratti o centrifugati, perdiamo tutte le proprietà benefiche in esse contenute come vitamine, minerali, fibre, oltre a liberare gli zuccheri contenuti nel succo che vanno a concentrarsi in un solo pasto. Infatti, bere un bicchiere di sola frutta, che ne contiene in media 3 porzioni, corrisponde ad assumere un quantitativo di zucchero al pari di un bicchiere di una qualsiasi bibita zuccherata. Quindi se vogliamo assicurare al nostro corpo il giusto apporto vitaminico e nutrizionale di cui ha bisogno è sempre meglio prediligere frutta e verdura fresca, ancora meglio se consumata cruda. E in questo caso in particolare, è bene ricordare che la masticazione favorisce anche il senso di sazietà. Estratti e centrifugati possono essere utili per sostituire succhi di frutta industriali e sono sempre da preferire realizzati con un frutto, un vegetale e una parte acida come il limone o una radice come lo zenzero. Dal punto di vista nutrizionale (vitamine, minerali, magnesio e fibre) gli estratti sono senza dubbio da preferire alle centrifughe, questo perché gli estrattori lavorano ad una velocità più bassa e senza riscaldare gli ingredienti. Tuttavia, che sia estratto o centrifuga, è bene ricordare che quando un vegetale o un frutto, viene sminuzzato, tagliato e frullato perde sempre e comunque parte del suo potere nutrizionale originario.

Farina di kamut vs farine integrali
Tutti abbiamo sentito parlare almeno una volta delle grandi qualità della farina di Kamut! Nonostante il suo prezzo elevato, riscuote molto successo tra i consumatori perché viene percepito come più naturale e con proprietà nutrizionali maggiori rispetto a quelle del grano tradizionale. Tuttavia pochi sanno che “Kamut” non è il nome di un tipo di cereale, che in realtà si chiama Khorasan, ma è semplicemente un marchio commerciale americano registrato. Sul perché questo tipo di prodotto abbia avuto così tanto successo è presto detto: un’efficace campagna di marketing che ha creato un mito perfino sull’origine del prodotto. Leggenda vuole che i suoi semi siano stati ritrovati intorno alla metà del secolo scorso in una tomba egizia, inviati nel Montana dove, dopo migliaia di anni, sono stati “risvegliati” e moltiplicati. Peccato che il Khorasan cresce spontaneamente anche in Italia, ma non può essere chiamato Kamut per ragioni di copyright. Il Khorasan è una varietà di grano duro, caratterizzato da un elevato contenuto proteico, superiore alla media dei frumenti duri e teneri, e buoni valori di beta-carotene e selenio, mentre per le altre componenti nutrizionali non ci sono differenze sostanziali. I chicchi sono molto grossi, quasi il doppio di quello normale, e presentano una buona dose di glutine. Pertanto i prodotti a base di farina di Kamut non possono essere considerati più salutari di altri, a differenza di quelli realizzati con farina integrale, loro sì che sono veri scrigni di nutrienti preziosi, ma nonostante questo, negli ultimi anni il suo consumo è cresciuto in maniera costante e progressiva.

Sale iodato vs sale rosa dell’Himalaya
Un altro alimento che negli anni ha goduto degli effetti del marketing è sicuramente il sale rosa dell’Himalaya.
Elogiato per le sue proprietà quasi “magiche”, si presume che il sale rosa dell’Himalaya limiti il rischio di ritenzione idrica e di ipertensione, promuova un miglioramento della capacità di assorbimento degli elementi nutritivi presenti nell’intestino, riduca i crampi, accresce la forza delle ossa, favorisca la salute dei reni rispetto all’uso del comune sale da cucina, favorisca un sonno migliore e regolare. Oltre a costare anche 10 volte di più rispetto al comune sale da cucina. E’ inoltre ricco di zinco, rame e ferro. Insomma, proprietà nutrizionali non così speciali. Una cosa però manca al sale miracoloso, l’unico elemento cruciale per la salute dell’uomo: lo iodio, che nel sale himalayano è presente in misura davvero minima. Si tratta di un micronutriente fondamentale per la funzionalità degli ormoni tiroidei, che a loro volta svolgono un ruolo centrale nello sviluppo del sistema nervoso e nel mantenimento dell’equilibrio metabolico. Quindi anche in questo caso è meglio prediligere il sale iodato e ricordare di non eccedere nel suo consumo, in modo da evitare l’insorgenza di possibili conseguenze sulla salute, come ipertensione, malattie cardiovascolari, calcolosi renale o osteoporosi.

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